Google e l’incapacità di risolvere problemi

Che mondo sarebbe, senza Google?
Per certi versi, sicuramente, un mondo migliore.

Archiviati definitivamente i tempi delle enciclopedie e del sapere che si tramanda di generazione in generazione, da un lato Google ci ha garantito accesso illimitato all’informazione ma, dall’altro, sembra averci privato del buonsenso.

Assuefatti alla tecnologia ed incapaci di risolvere problemi, abbiamo un’autonomia massima di una manciata di secondi prima di capitolare e ricorrere ai servizi di Mountain View, dalle mappe al traduttore.
Ormai non ci prendiamo nemmeno più il disturbo di andare dal medico: che si tratti di sarcoidosi o di banale sindrome ansioso depressiva (con o senza somatizzazione poliviscerale), alla diagnosi provvede Google.

In alcuni casi le domande che rivolgiamo a big G sono legittime, in altri sono completamente prive di senso, come dimostrano le ricerche formulate mensilmente dagli utenti britannici raccolte da Digitaloft.
Più che un motore di ricerca, servirebbe un indovino (ma anche smaltire la sbornia prima di iniziare a digitare, aiuterebbe).
Si va da “Sono incinta?” a “Come torno a casa?”, per approdare a dubbi più tipicamente amletici tipo “Perché esistiamo?” o addirittura “Sono uno psicopatico?” (Chissà. Un ebete, sicuramente).

Ieri sera un amico mi scrive: “Sto sotterrando un gatto. Ho scavato una buca che mi arriva al ginocchio, googlami se basta”.
Resto perplessa: ma davvero su Google ci sono informazioni di questo tipo?
Provo: “Seppellire gatto”. Mi si apre un mondo.
Primo risultato della serp: “Come seppellire il gatto”, un wiki illustrato in 12 passaggi.
Illustrato, giuro.

A parte che il mio amico doveva scavare per almeno un altro metro e mezzo (info non troppo utile, a giudicare dalla sua risposta: “Ezzà. Bona lè”), sono stata in grado di procurargli consigli davvero preziosi: scegliere un luogo simbolico per la sepoltura (“Se al micio piaceva stare vicino ai fiori selvatici del giardino, questa potrebbe essere un’ottima zona”) e tenere una  piccola cerimonia commemorativa con gli amici, cantando una canzone prima di interrare il quattrozampe.

Mancava il suggerimento più importante: “Verifica che il gatto sia morto davvero e che non stia solo dormendo”.
Visto il livello dei soggetti che si rivolgono a Google, non si sa mai.

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