Un libro in ospedale: quel gesto d’amore da sfogliare

L’attenzione. Quella delicatezza che fa la differenza tra fare il proprio dovere e farlo con amore.

Poco più di un anno fa, una persona a me molto cara fu ricoverata in ospedale. Un ospedale come tanti con medici, infermieri, farmaci, dolore, malattia.
Ma con un dettaglio in più: libri.
Nulla a che vedere con quei servizi di distribuzione “complicati” presso un punto di raccolta specifico, con un addetto cui lasciare un documento per poter consultare un archivio ecc.
Un semplice tavolino, all’ingresso di ogni reparto, al quale poter attingere liberamente: sedere lì accanto, magari sfogliare pigramente qualche pagina fino ad identificare la storia più adatta per far volare la mente verso orizzonti lontani e terre inesplorate.
Sì perché, diciamocelo, quale modo migliore di viaggiare, quando sei costretto in un letto di ospedale, se non un buon libro?

Leggere fa bene alla mente, ma soprattutto fa bene all’anima.
E può diventare vitale in un luogo i cui frequentatori versano in un grave stato di prostrazione fisica e psicologica.

Da un anno a questa parte, le storie che mi hanno appassionata ed emozionata non finiscono più a prendere polvere su una libreria ma sono destinate a una nuova vita, su quel tavolino, dove inizieranno a diffondere un virus benefico capace di stimolare difese immunitarie naturali contro i mali della vita.

Un gesto di riconoscenza, un piccolo contributo per quell’ospedale che, un anno fa, ha accolto una persona malata non solo per guarirla ma per intrattenerla, divertirla, amarla.

 

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