L’agonia della lingua italiana in politica

Altro che scie chimiche, il vero complotto è contro la lingua italiana che, ogni giorno, viene vilipesa, maltrattata, deturpata e ferita a morte da esponenti della politica nostrana.
E di un movimento per la sua tutela nemmeno l’ombra.

La prima denuncia in tal senso arrivò nel 1996 da Romano Prodi, quando accusò il Polo per le Libertà di aver copiato il programma dell’Ulivo: “Ci sono intere frasi identiche, ma con qualche congiuntivo sbagliato, con un italiano peggiore”.

Dagli anni 90 ai nostri giorni, la lista delle gaffe è oltremodo lunga: si va dal “Vorrei che ne parliamo” di Francesco D’Onofrio (allora ministro dell’Istruzione) al contemporaneo “Chiesimo la disponibilità” di Maurizio Gasparri, al più roboante di sempre, quel “Se potrebbe cortesemente controllare” del grillino Gianluca Castaldi seguito dalla correzione in coro dell’aula:

Succede a tutti, figuriamoci se non capita a Luigi Di Maio, la cui guerra con la grammatica è arcinota, ed è addirittura più acerrima di quella con le e-mail.

L’aspirante premier a 5 stelle ha voluto espirmere la sua opinione sul cyberspionaggio: “Se c’è il rischio che soggetti spiano massime istituzioni dello Stato qual è livello di sicurezza che si garantisce alle imprese e cittadini?”.
“Spiano” al posto di “spiino”: primo tentativo fallito.

Poi però si accorge che qualcosa non torna, e ci riprova: “Se c’è rischio che massime istituzioni dello Stato venissero spiate qual è livello di sicurezza che si garantisce alle imprese e cittadini?”.
Il congiuntivo stavolta c’è, ma è quello sbagliato: “venissero” al posto di “vengano”.
100.000 euro in nota spese e nemmeno un manuale di grammatica acquistato.

Colpa di Twitter, 140 caratteri comportano un notevole sforzo di sintesi: impossibile concentrarsi anche sull’italiano.
Meglio passare a Facebook e riprovare: “Se c’è il rischio che due soggetti spiassero le massime istituzioni dello Stato…”

“Spiassero” invece di “spiino”.
3 tentativi, 3 fallimenti e una grande impresa: eguagliare l’allenatore Giuseppe Marchioro che, durante La Domenica Sportiva, dichiarò: “Quando fui estromesso esprisi, espretti, esprimetti la mia perplessità”.

Ma la Rete non ci sta: “Voi piddini vi attaccate al congiuntivo e non vi preoccupate dei contenuti”.
Ah, già. I contenuti.
In effetti, per Di Maio, la grammatica è il minore dei problemi.

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