Salvini e il marketing (fallimentare) delle mutande

Mentre tanti italiani sono rimasti in mutande davvero, Salvini se ne va da Intimissimi e ne compra 3 paia, immortalando l’evento per i social.

Non fosse che ricopre una carica istituzionale e che si dedicava allo shopping mentre l’Iran lanciava la sua offensiva agli Stati Uniti con un bilancio complessivo di 80 vittime (del resto, da ministro dell’Interno, si ingozzava di pane e Nutella a poche ore dal terremoto a Catania), ispirerebbe quasi simpatia con quel blu-un-po’-interista e quell’elefantino-che-porta-buono.
Per non parlare del fatto che, a differenza di Cota, se non altro non le ha comprate verdi, non le ha pagate con i soldi dei contribuenti e, a quanto ci è dato sapere, nemmeno in rubli.

E’ però evidente che l’impeccabile comunicazione del guru Luca Morisi, motivata forse dalla necessità di distrarre l’opinione pubblica dalle recenti esternazioni salviniane in materia di politica estera o dal sempre più probabile processo Gregoretti, inizia a perdere colpi: tra un “adoro la coppa” e un “come vedo una ruspa mi emoziono”, pare decisamente più adatta a suscitare l’entusiasmo di un bimbo di 3 anni che del suo elettorato sovranista.

Il marketing di Salvini, fin dalla sua relazione con la Isoardi spiattellata h24 sui social, per culminare con l’estate trascorsa a Milano Marittima, rigorosamente in boxer con panza prominente in bella vista, ha sempre seguito lo stesso schema: neutralizzare i paparazzi, trasmettere messaggi semplici, recitare la parte dell’uomo del popolo in mezzo al popolo.
Non per niente compra le mutande da Intimissimi e non da Gucci, che con uno stipendio di 15.000 euro al mese avrebbe potuto benissimo permettersi.

Eppure qualcosa inizia a stonare. Questo continuo organizzare il “privato” in funzione del “pubblico” per generare consenso politico non ha nulla di naturale, soprattutto quando ti porti appresso il social media manager pronto a filmare la scena: l’intenzionale spontaneità di narrazione comincia a sfociare in una forzatura di immedesimazione nell’italiano “comune” che ci tiene ad essere rappresentato mentre compra mutande non più di quanto vorrebbe essere rappresentato sul water.

Tra l’altro, se non sbaglio, quell’esposizione mediatica alla guida del trattore a Montenero di Bisaccia, per ostentare genuinità e concretezza, non portò particolarmente bene a Di Pietro, perché se la banalità ci seduce con l’empatia, ci sfinisce con l’apatia.

Magari Salvini, che secondo quanto ha dichiarato a Libero sta studiando da premier, farebbe meglio a uscire da Intimissimi ed entrare da Feltrinelli.

 

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