Facebook non è un gioco!

Anni fa avevo ironizzato sull’articolo di una testata locale che diceva: “Attenzione: tutto quello che viene pubblicato su Facebook finisce online”.
All’epoca avevo trovato la considerazione di una banalità disarmante ma oggi, a distanza di ben 8 anni, mi devo ricredere: ad essere davvero disarmante è la scarsa cultura informatica del nostro Paese.

Ormai l’umanità ha collezionato una lunga serie di conseguenze disastrose derivanti da un utilizzo imprudente dei social: persone che non hanno ottenuto un lavoro, persone che sono state licenziate, persone che si sono ritrovate la casa svaligiata al ritorno dalle ferie… Eppure non abbiamo imparato niente.

Malati di logorrea da social, continuiamo a spiattellare ai 4 venti tutti i dettagli della nostra vita, spesso esternando pensieri per nulla edificanti.

Politici in primis, che accumulano gaffe e strafalcioni: da Di Maio che si vanta dell’operazione Canadair (smentito dall’ambasciata francese) al Pd che pubblica lo slogan “Aiutiamoli a casa loro”, passando per quei congiuntivi decisamente creativi che, a turno, un po’ tutti sfoggiano.
I contenuti vengono spesso eliminati, ma l’onta rimane e sarà rintracciabile a vita su Google.

Chiarisce bene il concetto Nathan Jurgenson:

“Immagina di uscire a bere qualcosa con degli amici. Vi sedete al tavolino e uno di loro tira fuori con naturalezza un registratore, lo piazza sul tavolo, lo accende e registra tutte le vostre conversazioni. Non ti sembrerebbe strano? Ecco, è quello che fa Facebook. Eppure a noi sembra ormai normale”.

I “Millenials”, che sono più svegli di noi, latitano su Facebook ma fanno un uso smodato di Snapchat, dove la particolarità di non lasciare traccia (immagini e messaggi si auto-eliminano nel giro di pochi secondi e le “Story” sono disponibili solo per 24 ore) consente una fruizione più sciolta e improvvisata.

Loro sì, hanno colto la pericolosità di ciò che non può essere eliminato: il Web non è un’osteria in cui, dietro ad un tavolaccio di legno e muniti di boccalone di birra, possiamo lasciarci andare ad esternazioni deliranti per attirare l’attenzione di altri avventori alticci che domani avranno dimenticato tutto.

I social network, al contrario, sono un’arma molto pericolosa.
Tanto che meriterebbero una rivisitazione del famoso “Miranda warning” americano:

“You have the right to remain silent. Anything you publish on social media can and will be used against you”
(Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa pubblicherà sui social potrà essere usata contro di lei).

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