La Gelmini copia da Wikipedia

Secondo Marco Salvia (L’Unità) nell’opuscolo “I testi della memoria”, fatto distribuire dal ministero della Pubblica Istruzione in tutte le scuole d’Italia, ci sono intere parti copiate da Wikipedia, l’enciclopedia libera della Rete.

Davvero farsesco è che, essendo l’enciclopedia creata da volenterosi utenti della rete, quello che gli studenti hanno letto sul libricino ufficiale del Ministero è il parto multiplo e continuato di semplici utenti. Una sorta di minestrone cui si aggiunge sempre qualcosa di arbitrario […]. L’enciclopedia fai-da-te del gruppo “Wiki” non è nemmeno una vera enciclopedia. Gli studenti che la usano lo sanno bene, e hanno imparato a stare attenti almeno agli errori di sintassi e grammatica che vi sono contenuti. Gli “esperti” o chi per loro, invece, pagati per redigere il libricino commemorativo donato dal Ministero dell’Istruzione e che saranno stati comunque ben retribuiti, l’hanno presa per la Treccani e per di più non si sono presi nemmeno la briga di mascherare i loro scopiazzamenti o di correggere la punteggiatura (L’Unità).

Brava Gelmini.
Con il “taglia” aveva già dimostrato di cavarsela bene.
Ora emerge anche la sua abilità col “copia-incolla”.

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10 commenti su “La Gelmini copia da Wikipedia

  1. Scusate ma solo se c’è da criticare un ministro di centrodestra (come se se ne fosse occupata lei di persona e non funzionari del ministero che stanno lì da chissà quanti governi) la gente si accorge che Wikipedia non va presa per oro colato? Sul web di solito tocca leggere delle difese acritiche di chi Wikipedia la idolatra.

    Oltretutto la versione ufficiale dell’unità d’Italia è una favoletta per bambini. Si trattò di una guerra di conquista contro uno stato che al contrario di quanto dica la storia ufficiale, era uno dei più ricchi e sviluppati d’Europa, e le popolazioni del sud, che parlavano solo il dialetto del sud, non si sentivano più italiane a venire invase da soldati che parlavano solo il dialetto piemontese. Garibaldi non disse la famosa “qui si fa l’Italia o si muore”, sperava solo che il generale corrotto che aveva di fronte con un esercito 10 volte maggiore, stesse ai patti e si ritirasse. E quando arrivò trionfale in treno a napoli, dopo aver fatto i suoi bisogni sui binari dal lato opposto al marciapiede, fu accolto dallo stato maggiore della camorra.

    Finchè la storia ufficiale sarà quella dell’eroica impresa dei mille, volta a redimere un sud con le pezze al sedere, prenderla da wikipedia o da altre parti, non cambia la sostanza. Una barzelletta rimane una barzelletta, indipendentemente da chi me la racconta…

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