Ratzinger, comunicare oltre l’effimero

Raffinato intellettuale, teologo di grande cultura accademica, lontano anni luce dalle missioni telefoniche di Bergoglio, Papa Ratzinger non è mai stato un trascinatore di folle dal punto di vista comunicativo: i suoi discorsi facevano riflettere, non emozionare; parlavano alla testa, non alla pancia.

Ma cosa significa, davvero, “comunicare”?
I social media ci hanno ormai abituati a confondere le capacità comunicative con le abilità, tipiche degli influencer, di essere costantemente sotto i riflettori, sempre pronti a promuoversi con una nuova storia, a sposare una nuova causa, a raccogliere nuovi consensi in una costante tensione presenzialista che si autoalimenta.

Eppure, se consideriamo la comunicazione come il processo che ci consente di trasmettere un messaggio, ci rendiamo conto che i 2 messaggi più forti lanciati dalla Chiesa negli ultimi anni sono partiti proprio da Papa Ratzinger.

1.    Credere nell’innovazione

10 anni fa il tap sul tablet col quale Joseph Ratzinger regalò al mondo il primo tweet ufficiale di un Papa fece la storia, decretando l’inizio di una nuova era nella quale l’evangelizzazione passa anche attraverso le piattaforme digitali capaci di coinvolgere le generazioni più giovani in un confronto diretto: non a caso l’account è stato battezzato @Pontifex, costruttore di ponti.
“Cari amici, sono lieto di entrare in contatto con voi tramite Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico con il cuore”.
Erano le 11.28 del 12 dicembre 2012, un piccolo passo per un Papa ma un gigantesco balzo per un’istituzione secolare che ha fondato le radici nella tradizione.

2.    Riscoprire l’umanità

Dopo 8 anni di pontificato Papa Ratzinger ha rassegnato le dimissioni, imprimendo uno spartiacque nella storia della Chiesa cattolica: in 2 millenni la rinuncia è una scelta che non ha precedenti.
La rivoluzione è iniziata: nel mondo contemporaneo un “umile operaio nella vigna del Signore” può lasciare la sua missione, con conseguenze enormi rispetto a una tradizione di papati cristallizzati fino al momento della morte del “sovrano”.
In questo caso però, Benedetto XVI non solo ha modernizzato un’istituzione apparentemente immutabile come la Chiesa, ma ha anche fatto sentire la voce dell’uomo sotto la papalina: un uomo di 86 anni stremato dagli scandali, dalla corruzione, dal tradimento che hanno minato le sue certezze fino ad abbatterlo.
“Per governare la barca di san Pietro è necessario anche il vigore sia del corpo sia dell’animo, che in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità”, le parole a suggello della decisione presa.

Lo stupore provocato dai messaggi di Ratzinger non è effimero, ma genera una sintassi unica e storica nella quale è il gesto stesso a incarnare la potenza della parola, sovrastando ogni altra forma di comunicazione.

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