A pensare male si fa peccato, e non ci si azzecca

Qualche giorno fa è apparsa su Twitter un’immagine pubblicata da @DesignTimes, che puntualizza: “No comment necessary”.

La foto mostra alcuni ragazzi che fissano gli smartphone al Rijksmuseum di Amsterdam, accanto al dipinto di Rembrandt “La ronda di notte”.

rembrandt

Trarre conclusioni frettolose è semplicissimo.
Soprattutto grazie allo sfavillante mondo dell’informazione che ci bombarda ogni giorno con, nell’ordine: mancanza di valori, disinteresse nei confronti del sapere, incapacità di concentrazione e mancanza di abilità sociali delle nuove generazioni.

E’ talmente convincente che quasi quasi crediamo davvero che “Presto le vecchiette aiuteranno gli adolescenti che chattano ad attraversare la strada” (cit).

E se invece non fosse così?
Supponiamo, ad esempio, che i ragazzi non stiano chattando su WhatsApp ma stiano leggendo informazioni sulle opere, magari attraverso la app che il museo mette a disposizione.
E mettiamo che sia stato proprio l’insegnante a suggerirgli di farlo, nella consapevolezza che questo metodo di apprendimento è per loro più efficace rispetto alla vecchia visita guidata.

Personalmente condivido la visione di Massimo Mantellini sul Post:

Molta della critica che siamo soliti leggere all’utilizzo delle nuove tecnologia origina da un vizio di partenza. Quello di sospettare tutto il peggio delle cose che non conosciamo. O di quelle che un giorno, dentro i nefasti labirinti della nostra età adulta, abbiamo osservato e sperimentato senza riuscire a capirle. Perché come scriveva Natalia Ginzburg nel suo saggio “La vecchiaia”, che io cito sempre come fosse Vangelo, eravamo troppo impegnati “a non meravigliarci più di niente” (Il Post).

In poche parole abbiamo guardato il dito, mentre il saggio indicava la luna.

 

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17 commenti su “A pensare male si fa peccato, e non ci si azzecca

  1. Sta di fatto che scene identiche si vedono ovunque e non credo che in ogni luogo gli adolescenti guardino app di musei

  2. Sono d’accordo sul fatto che oggi gli strumenti di insegnamento devono cambiare, che i metodi usati nelle scuole sono obsoleti e che devono essere gli insegnanti a catturare l’attenzione degli allievi senza usare i vecchi modelli……ma francamente sulla foto qualche dubbio ce l’ho 🙂

  3. Amsterdam è in olanda e in olanda è anche credibile che ci sia un sistema educativo decente e che le ragazzine stiano davvero cercando informazioni sul cellulare……in italia sicuramente no!

  4. Vista la fila che tocca fare per entrare almeno un occhiata al museo io la darei comunque 😀

    Concordo, non sempre vuol dire che stiano “cazzeggiando” sul cellulare. Mi e’ capitato di andare in questi musei e vedere ragazzini con maggiore conoscenza dell’artista che adulti.

  5. Vivo ad Amsterdam, visito il Rijksmuseum regolarmente.
    Davanti alla magnificenza di Rembrandt, il cellulare lo tengo in tasca.
    Le informazioni le raccolgo a casa (in classe, se fossi ancora studente).

    Al museo c’è l’opportunità unica di vedere un’opera d’arte e di distinguere un originale da una riproduzione o da una schermata.
    Anche nel caso, non dimostrato, che stiano studiando, questi ragazzini avrebbero comunque perso un’occasione.

  6. In Italia avrebbero ragione i malpensanti, in Olanda (e i ragazzi hanno tutta l’aria di essere olandesi) hai ragione tu

  7. scusate ma se si stavano facendo i cazzi loro su uozzap lo facevano ognuno per conto suo no? invece lo fanno a gruppi, perchè studiano! non ci vuole tanto, no?

  8. @zoon hai detto una bella cazzata, non vedi che sono tutte femmine? Le femmine fanno tutto insieme vanno anche al cesso insieme non mi stupisco che chattino su whatsapp insieme!

  9. Leggo tanti commenti stupidi di gente che pensa come i caproni, evolvetevi e pensate in modo differente come diceva la pubblicità di Apple che ha sfidato il pensiero comune e guardate cosa ha creato

  10. Bruno commenta come chi dice “va bene, in questo caso è una bufala, ma potrebbe succedere”
    Sergio, invece, ci tiene a dire “vado al museo, ma tengo il cellulare in tasca”. Come dire “vado al museo ma tengo la guida in tasca”
    Moralisti

  11. Esiste anche una foto, reperibile facilmente sul web, che mostra il “prima”: i ragazzi stanno osservando attentamente il quadro, mentre ascoltano le spiegazioni dell’insegnante. Il museo mette a disposizione delle app interattive per approfondire. Sarebbe come prendersela con quelli che leggono i cartelli esplicativi preparati dai curatori di una mostra ” invece di guardare inquadri”. Ricordiamoci che siamo in Olanda eh!

  12. Io q.ndo ho guardato q.sta foto nn ho pensato subito al peggio riflettendo, le obzioni sono molteplici e alcune diametralmente opposte. infatti sono in troppi x capire il loro atteggiamento e q.llo di ogniuno ma la malevolenza della classe più vetusta tende a condannarli in gruppo senza selezione. Riflettendo sono in molti e l attimo di scatto può aver omesso uno o più momenti di interesse che, fra l altro nn siamo in grado di stabilire cosa nel gruppo si sta privilegiando in ascolto può essere una hit-parei o una lezione di arte aderente al momento e cosi facilmente si casca nell equivoco. A ripensare al tutto la speranza é che od ora o poi tutti si avvicinino alla cultura nn come un obbligo scolastico ma come ad un cibo x l anima.

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