Gli iperconnessi che faranno crescere l’economia

Nel terzo millennio ci sono ancora aziende che resistono alle innovazioni tecnologiche, spesso a causa delle persone che non hanno confidenza con quegli strumenti del Web 2.0 che ci permettono di sviluppare relazioni e di essere sempre in contatto con l’informazione.

Una recente ricerca condotta da Idc, in collaborazione con Nortel, evidenzia che questa situazione è destinata a cambiare: nelle aziende dei 17 paesi analizzati, il 16% dei dipendenti risulta essere “iperconnesso”, dato di per sé non particolarmente significativo ma che lo diventa se pensiamo che le stime indicano che questa percentuale crescerà fino al 40% in breve tempo.

Gli iperconnessi sarebbero persone che utilizzano almeno 7 differenti dispositivi per comunicare (pc fisso, portatile, telefono fisso, cellulare, Pda, smart phone, sistemi embedded, ecc.) e almeno 9 applicazioni per connettersi (e-mail, instant messaging, avatar in universi virtuali, post su blog e wiki, riunioni in videoconferenza, telefonate in voce su Ip, incontri con i clienti su LinkedIn o Plaxo, ecc.).

Questi soggetti, che stanno già lavorando o che entreranno nel mondo del lavoro entro breve tempo, costituiranno un’incredibile risorsa per le aziende perché proprio da loro può arrivare la scoperta di nuovi mercati, tecnologie, applicazioni e processi professionali.

Share Button

2 commenti su “Gli iperconnessi che faranno crescere l’economia

  1. Internet e le tecnologie semplificano e ottimizzano i processi di lavoro, aumentando la produttività, aiutano a raggiungere nuovi mercati. Non a caso le aziende più forti del mondo sono anche le più tecnologiche. Il business delle aziende deve subire una svolta attraverso le nuove tecnologie, non è più una scelta ma una necessità.

  2. Nell’epoca del Web 2.0 il business di molte aziende deve ancora arrivare ad una svolta, e non può che arrivarci attraverso le nuove tecnologie. Il cambio generazionale è una possibilità in più per uniformare le realtà che ancora non hanno un sito internet e che non rispondono alle mail a quelle che hanno capito che i servizi forniti al consumatore devono essere al primo posto. Incrociamo le dita.

Lascia un commento