La giuria popolare contro le bufale

Cittadini estratti a sorte che processano la stampa e stabiliscono la veridicità delle notizie pubblicate: è questa, secondo Beppe Grillo, la soluzione per far fronte alle “notizie false fabbricate da giornali e tg”.

Insomma, la verità con la V maiuscola stabilita dalla casalinga di Voghera.
Del resto, per capire se una notizia è falsa, basta l’intelligenza del popolo, notoriamente più preparato di persone che hanno dedicato anni allo studio e all’all’approfondimento di materie come l’economia, la politica, la medicina, la giurisprudenza ed ogni altra branca dello scibile umano.

“È un vero peccato che tutte le persone che sanno come far funzionare il Paese siano troppo occupate a guidare taxi o a tagliare capelli”, diceva George Burns.
Fortunatmanete per lui, non aveva ancora fatto i conti con pentastellati cacciatori di troll che trascorrono le giornate online ad “informarsi” su vaccini e scie chimiche.

Sì perché ai media tradizionali può essere perdonato tutto, ma non è certo accettabile la concorrenza sleale alle bufale diffuse dal blog di Grillo e dai siti pro M5S come TzeTze, La Fucina e La Cosa: guarda caso tutti appartenenti alla Casaleggio Associati e accomunati da sensazionalismo ed allarmismo sulle tematiche più disparate.

Del resto, come il Movimento sostiene da sempre, per essere davvero informati è necessario svincolarsi dai media mainstream e optare per network di siti che privilegiano i “like” ai contenuti e i cui click totali non vengono mai rendicontati, con buona pace della trasparenza.

A me però resta un dubbio: la giuria popolare attraverso quale modalità è chiamata a votare le notizie?
Telepaticamente tramite microchip oppure alla vecchia maniera ciucciando le matite?

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