Filosofia in pubblicità

Ieri mi è capitato di leggere un articolo interessante su Il Giornale dal titolo “Da Facebook a Lost la filosofia sposa la cultura di massa“, l’argomento è la pop filosofia.

In realtà la filosofia – o potremmo chiamarla riflessione rigorosa – si nasconde ovunque, c’è solo da saperla estrarre. Per esempio, Paperino ci dice molto sulla pragmatica della comunicazione umana, il Dr. House sul ragionamento abduttivo, Sherlock Holmes su quello ipotetico deduttivo, la serie tv di Lost, poi, sembra un’enciclopedia di temi filosofici: dal rapporto con l’alterità, che rimanda a Emmanuel Lévinas, fino alla distinzione tra paura e angoscia, tema tipico di Martin Heidegger. E ancora: il web 2.0 e i social network quanto hanno da dirci sulla nozione nuova di comunità che hanno importato nella nostra vita? Quanto sono cambiati i concetti di presenza e assenza con la telefonia cellulare? (Il Giornale)

Ho pensato che Aristotele godrebbe come un matto a scrivere un trattato sulla pubblicità di oggi, parlando dei pruriti intimi della scema in rosa (video), dell’ebete che al supermercato si mette a cantare “Crai Crai spesa fantastica” perchè la tipa gliel’ha data (video) e del moccioso che vuole fare la pupù da Paolo (video).

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8 commenti su “Filosofia in pubblicità

  1. hai proprio ragione! non senti che arie filosofiche si respirano in rete? dove le metti le mucche rosa di farmville? quello è puro pensiero platonico 😀

  2. Dimentichi la fondamentale domanda cara anche ad Heiddeger “Potrò entrare in ascensore senza che la gente si accorga che soffro di incontinenza?”

  3. Andrebbero tutti pazzi per le pubblicità delle suonerie dei cellulari, ad alto contenuto filosofico

  4. Ahahhaah, ci sarebbe da fare un trattato biblico anche alla pubblicità del Clear Blu, dove quelle tre maschiobambinocentriche si scambiano consigli su test di gravidanza e contatori di fertilità. 😀

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